Il Digiuno Immaginale, come descritto da Selene Calloni Williams, rappresenta un vero e proprio percorso spirituale con radici profonde nella tradizione pitagorica. L’approccio combina una dieta purificante con pratiche meditative e rituali, creando un’esperienza trasformativa che va ben oltre la semplice privazione alimentare.
“Il digiuno immaginale è un grande viaggio sciamanico attraverso il cibo. Può sembrare una contraddizione parlare di cibo e di digiuno insieme, ma non è così dal punto di vista immaginale”, afferma SCW in un recente articolo su Vivi Consapevole, sottolineando come questo apparente paradosso contenga una profonda saggezza.
La dieta pitagorica proposta si sviluppa in nove giorni strategicamente pianificati, ispirandosi ai rituali di purificazione che nell’antichità preparavano gli iniziati ai misteri eleusini, orfici e dionisiaci. Al centro di questo percorso troviamo Pitagora, descritto dall’autrice come un “grande sciamano greco”, che sottoponeva i suoi discepoli a rigorosi processi iniziatici.
Il Digiuno Immaginale è concepito come un viaggio simbolico nell’underworld, nel mondo sotterraneo, da cui si riemerge “rinvigoriti, più centrati, felici e consapevoli”. La primavera rappresenta il momento ideale per intraprendere questo cammino, quando il corpo naturalmente cerca di liberarsi delle tossine accumulate durante l’inverno.
L’aspetto che distingue questa dieta da altre più convenzionali è la dimensione sacra che la permea. Come spiega SCW: “Nel nostro approccio simbolo-immaginale, il cibo è visto come nutrimento del corpo, inteso nella sua totalità . E il cibo stesso è anima. Gli alimenti processati e raffinati ne sono privi, per questo ci fanno male. Occorre scegliere cibi vivi, che hanno un’anima.”
Il percorso è strutturato in modo da aumentare gradualmente l’intensità del digiuno, per poi reintrodurre con consapevolezza gli alimenti. Si inizia con pratiche per sviluppare amore e consapevolezza, per poi procedere con l’astensione da cibi processati e latticini. Il terzo giorno, definito “giorno della catabasi”, segna l’ingresso nella dimensione più sacra, quella dell’invisibile, dove viene introdotta la cerimonia del Ciceone, “bevanda rituale che parla al nostro stesso corpo della non-dualità ”.
Nei giorni successivi, ci si concentra sul rafforzamento del legame con il vuoto attraverso zuppe liquide e frullati, accompagnati da rituali come la “meditazione di disintossicazione della mente” e il “matrimonio con l’ombra”. Dal sesto giorno inizia l’anabasi, la risalita, con la reintroduzione consapevole di cibi solidi.
Nelle fasi finali, il praticante comprende “la forza del digiuno quale atto che aumenta la nostra volontà ” e impara a gestire le emozioni, riconoscendo che “vivere un’emozione è evocare un dio, uno spirito e visitare il suo mondo”.
Il culmine del percorso arriva quando l’iniziato diviene “totalmente ierofante, il maestro, e il custode del tempio”, trasformandosi in un “guerriero al servizio dell’anima del mondo, seguendo sempre i principi di rispetto e umiltà ”.
Questo approccio olistico al digiuno non si limita quindi alla purificazione fisica, ma diventa un potente strumento di crescita spirituale e consapevolezza, riconnettendo l’individuo con la dimensione sacra del nutrimento e dell’esistenza stessa.