Buongiorno, oggi parliamo di un aspetto del Kintsugi che riguarda il nostro passato. Usare la polvere d’oro per guarire o riparare il nostro passato è fondamentale perché dalle ferite del passato le persone perdono tantissima energia.
La prima cosa che chiedo alle persone quando si rivolgono a me per problemi di mancanza energia è se c’è una ferita nel loro passato, in gergo sciamanico un evento perturbato, in gergo terapeutico un trauma. È molto diverso dire trauma o dire evento perturbato; queste due definizioni appartengono a due paradigmi della realtà completamente diversi. Quando dici trauma sei in un paradigma desacralizzato e hai già messo l’evento, che è entità, spirito, è un dio, in una categoria diagnostica, l’hai giudicato negativamente e hai già dichiarato che opererai al fine di rinforzare le categorie dell’io.
Quando invece dici evento perturbato hai una prospettiva completamente ribaltata delle cose; innanzitutto non metti l’evento nella gabbia della categoria diagnostica, non lo consideri male perché sai che è perturbato proprio dall’io, dal fatto che l’individuo lo giudica e ha instaurato con l’evento una relazione negativa.
Sapendo questo, quello che fai è cercare di dissolvere la rigidità dell’io, le sue credenze, le sue certezze mentali in modo da sciogliere il giudizio che l’individuo esercita sull’evento, in modo tale da cambiare la relazione tra Umano e Divino, tra individuo ed evento.
Questo ti dice già tantissimo sull’arte di riparare gli eventi con la polvere d’oro che si opera nel Kintsugi. Nel libro racconto la mia storia e quella di Tomoe, come esempio di momenti in cui abbiamo riparato con l’oro un evento, liberandolo dal giudizio mentale e spiego come avviene questa guarigione sacra.
Lo sciamano non opera mai in prima persona e chiede sempre agli spiriti di operare per lui. La prima cosa da fare per ottenere una guarigione spirituale è liberarsi dalle categorie diagnostiche, liberare l’anima dalle categorie diagnostiche, liberarsi addirittura dal senso stesso della salute-malattia, del bene-male, vero-falso, giusto o sbagliato e porsi di fronte all’evento, che è un dio, con un atteggiamento sacro, una volontà di Surrender, come la chiamava Aurobindo, o Uketamo, come direbbero gli sciamani giapponesi dello Shugendo. Accetto, cioè compio il surrender.
In questa accezione accetto non significa subire passivamente l’evento ma bensì includerlo: ti includo, ti riconosco come specchio della mia anima. Ecco ciò che io sono! Riassorbo l’evento, ritiro la proiezione, riconosco l’evento come una mia proiezione e la ritiro, la includo.
O, se preferisci, divento l’evento, annullo la distanza tra me e l’evento. Ecco ciò che io sono! Io sono l’evento che mi è accaduto per cui non lo giudico, non lo analizzo; semplicemente lo vivo, accetto di vivere l’emozione che l’evento porta con sé come pura energia, pura forza che amplia la mia consapevolezza e mi porta oltre la gabbia dell’io.
In questo modo la relazione con l’evento cambia e quindi l’evento si pacifica.
Lo sciamano non opera mai una guarigione in prima persona con il proprio io. La medicina delle origini, secondo il mito, sarebbe stata insegnata proprio da Chirone che era un centauro e quindi era un po’ uomo e un po’ animale. Neppure il dio della medicina, Asclepio, operava con il proprio io: faceva addormentare i suoi pazienti nel santuario di Epidauro e poi mandava loro i sogni, cioè spiriti che dicevano ai pazienti cosa dovevano fare per guarire, oppure li guarivano direttamente nel sogno.
Il mito dell’io è proprio della nostra società attuale, è un mito che esprime una volontà di controllo e di potere. Abbiamo molto più bisogno di una terapia della cultura che di una terapia dell’individuo e il paziente più grave è proprio l’io, il senso stesso dell’io, che abbiamo portato agli eccessi. L’individualismo nella nostra società è arrivato agli eccessi e adesso inizia la sua fase di decadenza.
Chi può salvarsi dal crollo dell’io è la persona spirituale, che è disposta a morire in vita per poi rinascere nel Sé, nella fede, al di là delle strutture rigide dell’io. Fare Kintsugi è un modo straordinario per rinascere dalle ceneri del nostro stesso io.
Per far sì che gli spiriti operino per te la guarigione è assolutamente necessario che tu rinunci a vedere le cose in termini di trauma e che comprenda che se c’è qualcosa da guarire è la relazione instaurata con l’evento, una relazione basata sulla paura e sul giudizio, una relazione di tipo mentale. Bisogna riuscire a spegnere la mente e accendere la luce del cuore e della fede. La Fede è sempre quella Luce che di fronte all’evento riesce a compiere il Surrender riesce ad includere l’evento per quanto terribile possa apparire alla mente.
Nel Rig Veda è scritto che il Divino nel suo aspetto di creatore, Brahma, crea l’universo dalle sue stesse membra e al termine della creazione lancia un urlo: “Ahime, la mia vita!”; immediatamente le acque e gli dei tornano a lui per rigenerare le sue membra ma le creature si danno alla fuga e da quel momento il Divino ruggisce alle creature: “Vi divorerò per salvarvi!”
Ecco perché il Divino è Rudra, è Bhairava, il Beato Tremendo. Che sia per te Tremendo o Beato dipende dalla relazione che tu instauri con Lui e con l’evento, che è uno spirito, un dio.
Se instauri una relazione di paura, di giudizio, di analisi e fuggi, l’evento continua a rimanere perturbato e ruggisce alle tue spalle, continuando a terrorizzarti, rimane una ferita, una frattura, una perturbazione potente da cui perdi energia.
Se invece hai il coraggio di operare con la polvere d’oro, di voltarti e smettere di scappare, di affrontare la ferita con la consapevolezza di poterla risanare, anzi, con la consapevolezza che proprio in virtù del fatto che c’è questa ferita puoi essere ancora più prezioso grazie alla riparazione con l’oro, ti dai all’evento e questo diventa oltremodo beatifico, trasformandosi da Tremendo a Beato.
Nel libro parlo della mia storia e di quella di Tomoe, la monaca samurai invincibile.
Ti rendi invincibile trasvalutando gli eventi accaduti, liberandoli dal giudizio mentale, portandoli al di là del bene e del male.
Siamo invincibili quando abbiamo riparato tutto il nostro passato con la polvere d’oro della consapevolezza, quando abbiamo liberato tutti gli eventi che abbiamo alle spalle dalla gabbia del giudizio mentale e li abbiamo riassorbiti, inclusi nuovamente.
In questa settimana puoi fare questo lasciandoti guidare dal libro.
Ieri ti ho assegnato un compito che riguarda i sogni.
Ogni settimana facciamo un paio di riparazioni con l’oro. Della prima parliamo il lunedì, della seconda il martedì e poi le portiamo avanti entrambe per tutta la settimana fino al lunedì successivo.
La riparazione del martedì consiste nel fare un elenco degli eventi più perturbati che abbiamo alle spalle. Come indicato nel libro fai l’elenco delle tue perdite, di tutto ciò che la tua mente pensa che tu abbia perduto nel passato: un’occasione, dei soldi, l’amore, la salute, l’occasione di fare un incontro fortunato, forse un ritiro dell’ Imaginal Academy, l’occasione di una vacanza o di avere un animale e diventa consapevole del fatto che per ogni perdita ti senti in colpa, anche se razionalmente tu non c’entri nulla.
Mio padre è morto per embolia polmonare, dopo aver avuto diversi infarti, è morto di malattia ma io mi sono resa conto tanto tempo fa che nelle profondità del mio inconscio mi sentivo in colpa.
Ci sentiamo in colpa per tutte le perdite che abbiamo subito, anche se razionalmente sappiamo che non può essere colpa nostra, finché non troviamo una chiave di volta. E’ come l’eco di quel peccato originale che è presente in tutte le tradizioni spirituali del mondo.
Questo senso del Peccato Originale nel Buddismo è ritenere di essere nati per davvero. Nascere è un’immagine, morire è un’immagine, tutto è immagine, sogno, proiezione. Ritenere la nascita un fatto oggettivo è già il peccato delle origini; i cristiani dicono che il peccato originale viene con la nascita.
Quindi in tutte le tradizioni spirituali il senso della colpa accompagna l’individuo. Il fatto stesso di sentirti qualcuno rompe l’equilibrio universale. Questo sprofondare nell’individualismo è dovuto al fatto che l’uomo vuole il potere e con ciò rompe l’ordine primevo e questo genera un senso di colpa, che echeggia continuamente nella psiche finché rimaniamo all’interno della gabbia dell’io, finché ci sentiamo qualcuno.
Ci vuole una chiave che ci permetta di liberarci da tutto questo: questa chiave è l’oro della consapevolezza e si chiama senso di responsabilità. Dobbiamo liberarci dalla colpa riassumendoci la piena responsabilità per tutto ciò che è accaduto.
Tutto ciò che è accaduto è una mia responsabilità perché è una mia proiezione, una mia immaginazione, è un sogno e io sono il sognatore del sogno, per cui sono responsabile di tutte le proiezioni, comprese tutte le perdite che fanno parte di quella grande immagine che è la mia vita.
Mi devo riassumere la piena responsabilità per tutte le immagini che ho proiettato, includendo l’evento; come dicevo prima: Ecco ciò che io sono!” Sono anche quella morte, quella perdita, quell’occasione mancata, quel fallimento…
Riassorbo, ritiro la proiezione, mi riassumo la piena responsabilità ma sciolgo la colpa perché nel momento in cui mi riassumo la responsabilità riconosco l’evento come creazione dell’anima. L’anima e l’atto stesso dell’immaginare.
Omnia Munda mundis, tutto è puro per i puri; questo sogno è puro fin dall’origine e quindi sciolgo il senso della colpa e in questo modo riparo le fratture del passato, riparo tutto il dolore legato alle perdite del passato perché la sofferenza inconscia profonda è proprio legata al fatto di sentirsi colpevoli.
La pratica consiste nel visualizzare la nostra anima come un vaso che è stato riparato con l’oro; suggerisce di immaginare che tutti i pezzi di anima che abbiamo perduto nel nostro passato siano stati rimpiazzati da oro puro e quindi l’esercizio visionario suggerisce di vedere il vaso dell’anima completamente riparato con l’oro e di ripetere a noi stessi: “Sono integro e prezioso”, identificandoci non con l’io ma con il Sé, con l’anima, che non è mai un principio individuale perché l’anima è sempre Anima Mundi, l’anima del mondo.
Quando mi identifico con l’anima non sono più qualcuno, sono tutti gli uomini; quando mi identifico con la mente sono qualcuno.
Sono integro e prezioso vuol dire sono tutti gli uomini, sono riparato con la polvere d’oro, ho recuperato tutte le mie perdite, mi sono riassunto la responsabilità e ho lasciato andare il senso della colpa.
Durante la riparazione sostituisci il pezzo mancante con oro puro creando anche una finestra da cui può entrare la luce e alla fine puoi immaginare il vaso della tua anima come nuovamente integro e assolutamente prezioso perché interamente riparato con l’oro.
Questa è la seconda pratica per questa settimana. Poi, se avete il libro, potete fare anche la meditazione della forma che fa riferimento alla triplice mudra e poi il Pita Nyasa della levitazione del corpo. Possiamo levitare perché finalmente essendoci liberati dal senso della colpa siamo leggeri.
Vi ricordo il bellissimo ritiro che faremo all’Isola d’Elba presso la struttura di Stefania, una immaginalista. Saremo proprio sul mare: ci sarò io, ci sarà Morgan, ci saranno Michelangelo e Dasha, che condurranno l’evento insieme a me, e faremo esperienze eccezionali, ci misureremo con lo spirito, con spiriti estremi e potentissimi.
Faremo esperienze che di solito non facciamo, anche piuttosto estreme, che non vuol dire pericolose. Estreme vuol dire che comprenderemo come tutto sia il frutto di risoluzioni e come percorrendo il cammino spirituale si debbano prendere risoluzioni profonde, irreversibili e impeccabili per arrivare alla libertà.
Vi abbraccio!