In questa diretta del 26 febbraio 2024, Selene ci parla del concetto profondo di felicità. Spesso le persone possono avere un’idea non realistica di che cosa voglia dire, a causa delle aspettative create dai mass media e dalla società. Per riuscire a entrare in contatto con il suo reale significato, occorre concentrarsi sulle esperienze dirette e personali, piuttosto che inseguire modelli di felicità esterni.
Il ritiro dalla società, come nel caso di un monaco che medita nella foresta, viene interpretato non come un atto di egoismo, ma come un gesto di profonda connessione con l’universale, beneficiando tutti gli esseri. La meditazione e l’isolamento vengono presentati come strumenti per influenzare positivamente l’inconscio collettivo e promuovere il benessere comune. Il testo invita a riflettere sull’essenza della felicità, che risiede nelle piccole gioie quotidiane e nella capacità di affrontare le sfide personali, proponendo una visione della vita che privilegia l’autenticità e la crescita interiore rispetto al rumore incessante del mondo esterno.
Alla ricerca della felicità: riflessioni sul vero significato del benessere
Che cos’è la felicità? Magari un cappellino colorato. Pensiamo bene a che cos’è la felicità. Perché, a volte, ho notato durante le sedute di coaching immaginale o al counseling immaginale, dicono di non essere felici. Il più delle volte, mi rendo conto che è dovuto al fatto che hanno un concetto di felicità non realistico. Per questo è molto utile parlare di che cosa sia davvero la felicità.
Abbiamo sempre delle aspettative, mentre ci confrontiamo con il mondo, con gli altri, che non sono reali. E questo è dovuto ai media, ovviamente, perché in una società tribale, dove i media non ci sono, dove tu sei quello che conosci e solo quello che sperimenti direttamente, non puoi farti dei falsi modelli. Perché non esistono i media, non esistono i giornali, le televisioni, e quindi quello che sperimenti è strettamente quello che vivi direttamente con i tuoi sensi. C’è un passo molto interessante del Ṛgveda dove si dice: “Ciò che non è qui non esiste in nessun luogo“.
Credo che meditare su questo sia molto utile, in quest’epoca dei mass media, perché ci propongono di continuo modelli di felicità e anche modelli di sciagura. Se guardi la cronaca, i giornali, è un disastro di sciagure. Se invece guardi i film, allora ci sono modelli di felicità che il più delle volte non sono proprio irrealistici.
Tuttavia, una volta assimilati questi modelli, le persone cercano di raggiungerli, finendo per vivere una grande frustrazione. Il Rgveda afferma: “Quello che non è qui non esiste in nessun luogo”, il che significa: “Non sei tenuto a elaborare o considerare ciò che non sperimenti direttamente”. Questo può apparire come un pensiero estremamente cinico, vero? È simile a quando parlo del mio amico di meditazione, il Thero, che ho portato dalla Svizzera all’Italia diversi anni fa per aiutarmi a insegnare meditazione presso le Scuole dell’Immaginal Academy. Ha insegnato con me per alcuni anni, fino a quando non ha deciso: “Basta, ho avuto abbastanza del mondo, mi ritiro in un eremo, nell’eremitaggio della foresta”, dove anch’io, da giovane, ho imparato la meditazione e studiato il buddismo sotto la guida del nostro maestro, il venerabile Gata Thera, ora scomparso. E così ha fatto, ritirandosi per vivere con gli animali nella foresta, dicendo: “Ne ho avuto abbastanza del mondo”.
Oltre l’egoismo: la saggezza del ritiro e l’influenza dell’inconscio collettivo
Alcuni potrebbero interpretare il ritiro dalla società come un gesto di egoismo, un abbandono del mondo al proprio destino. Questa visione emerge specialmente quando si riflette sulle parole del Rgveda: “Ciò che non è presente qui non esiste in nessun altro luogo”, suggerendo che ciò che non viviamo direttamente non dovrebbe preoccuparci. Tuttavia, l’accusa di egoismo nei confronti del monaco che sceglie la solitudine della foresta per meditare non coglie il senso profondo di tale scelta. Infatti, il monaco, nel suo ritiro, medita a beneficio di tutti gli esseri, sia senzienti che insenzienti, sottolineando una connessione universale tra tutte le forme di vita.
Jorge Luis Borges, il celebre poeta e scrittore, ha espresso un concetto simile affermando che la distinzione tra “io” e “tu” è un’illusione creata dalla mente. Se spostiamo l’attenzione verso una prospettiva meno poetica e più scientifica, possiamo discutere dell’inconscio collettivo, una dimensione in cui le azioni di una singola persona, come la meditazione, possono influenzare l’intero collettivo, portando beneficio a tutti.
La difficoltà sta nel comprendere come l’isolamento e la meditazione possano essere di aiuto a tutti, soprattutto quando si considera il principio del Rgveda che ci esorta a non occuparci di ciò che è al di fuori della nostra esperienza diretta. Questo principio può sembrare in contrasto con i valori e i principi della nostra società, che ci incoraggia ad essere sempre connessi e coinvolti.
Tuttavia, ritengo che questa visione contenga una profonda saggezza. Le esperienze che viviamo direttamente, quelle “immagini dell’anima” che sperimentiamo e attraverso cui evolviamo, sono fondamentali per il nostro percorso di crescita personale. Affrontare queste sfide dirette ci permette di superare paure, attaccamenti e resistenze, avanzando verso la libertà. Al contrario, le immagini veicolate dai media, pur avendo un loro impatto, non offrono la stessa opportunità di crescita interiore, poiché non toccano direttamente l’anima come le esperienze vissute in prima persona.
In conclusione, è nell’affrontare e risolvere le sfide personali che risiede la chiave per progredire sul sentiero della libertà, mentre il resto, tutte le immagini esterne, assumono un ruolo secondario in questo viaggio interiore.
Navigare la vita, tra sfide personali e il brusio del mondo
Come affermava il venerabile Sri Aurobindo, “siamo immersi nel brusio del mondo”. Egli consigliava: “Non lasciare che il tumulto del mondo turbi la tua quiete”. Vi chiederete: “Dovremmo allora rimanere indifferenti a tutto? Le guerre, le ingiustizie, i femminicidi, non dovrebbero interessarci perché non ci toccano direttamente?” La nostra responsabilità è affrontare ciò per cui siamo pronti e superare le sfide alla nostra portata. Sun Tzu, nella sua trattazione sull’arte della guerra, sosteneva di non entrare mai in battaglia senza la certezza della vittoria. Le immagini e le notizie che ci assalgono quotidianamente, se non siamo spiritualmente e emotivamente preparati – perché non abbiamo ancora risolto il nostro karma personale o elaborato pienamente le nostre esperienze quotidiane – non faranno altro che renderci vittime passive di una realtà che ci sovrasta. È fondamentale, dunque, confrontarsi prima con le proprie “immagini dell’anima”, quelle esperienze dirette attraverso cui possiamo risolvere attaccamenti, paure e resistenze all’amore. Solo pacificando queste dimensioni personali saremo veramente capaci di affrontare il mondo esterno in modo costruttivo; diversamente, saremo eternamente preda degli eventi globali che minacciano la nostra serenità. Allora, che cos’è la felicità? Essa risiede nelle piccole gioie quotidiane, nelle esperienze dirette che possiamo realmente toccare con mano. La felicità nasce anche, e soprattutto, dall’abbracciare il profondo insegnamento del Rgveda, che molti trovano oscuro e che irrita coloro che sono inghiottiti dal sistema, perché afferma: “Concentrati esclusivamente su ciò che vivi direttamente”. Questa visione, che il sistema cerca di soffocare nel suo incessante brusio, è per molti difficile da accettare e per altri addirittura fastidiosa. Tuttavia, per chi è disposto a comprenderla, rappresenta una chiave per una vita piena di significato.
OMI
Allora ripeti a te stesso ogni giorno, almeno per un minuto, questa grande affermazione: qualunque cosa tu veda non è qui, non esiste in nessun luogo. Accetta la tua sfida quotidiana, accetta la grande importanza che hanno le immagini che abiti, quelle su cui hai presa diretta e vivi in relazione con esse, pacificando ad una ad una quello che non è qui, non esiste in nessun luogo. Medita ogni giorno, almeno per un minuto al giorno su questa affermazione: è il primo passo verso la felicità.