Amo ergo sum

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Kintsugi, riparare e impreziosire le cicatrici dell’anima | VivereYoga

L’arte del Kintsugi permette di far affiorare emozioni talvolta represse. Le ferite dell’anima possono diventare elementi di forza e di crescita.

Dalla riparazione degli oggetti con l’oro alla cura delle ferite dell’anima: Kintsugi, il nuovo libro di Selene Calloni Williams illustra come questa tecnica che affonda le radici nell’antico Giappone possa essere utilizzata anche in un percorso di crescita spirituale. 

L’approccio a questa nobile arte da parte dell’autrice, scrive Silvia Turrin su VivereYoga, riflette la dimensione più sacra del Sol Levante. Con il contributo degli insegnamenti dello sciamano yamabushi Noburo Okuda Do, l’autrice abbraccia lo shintoismo, l’animismo giapponese e il Buddhismo Zen. Selene ha avuto modo di approfondirne il sincretismo nel corso dei suoi numerosi viaggi in terra nipponica, studiando e praticando a fondo lo Shinrin Yoku, l’arte dell’immersione nei boschi, l’ikigai, come scoprire il proprio obiettivo di vita e perseguirlo in modo impeccabile, il Wabi sabi, ovvero fare delle nostre imperfezioni e fragilità le nostre migliori risorse. E infine il Kintsugi, come riparare le ferite dell’anima con l’oro della consapevolezza.

Un aspetto centrale del Kintsugi disvelato da Selene riguarda le meditazioni sulla forma. Sono pratiche che costituiscono un cammino esperienziale di nove settimane. Per “forma” si intendono i mudra, ovvero gesti simbolici. Essi si inseriscono nel percorso della coscienza chiamato Tomoedō kintsugi, caratterizzato da nove mudra che associano alla coscienza nove precise abilità. Tramite la pratica vengono risvegliate nove forze che – afferma Selene Calloni Williams – normalmente risultano represse e dimenticate. Attraverso queste potenti pratiche si innesca un profondo cambiamento, sia della coscienza, sia delle condizioni fisiche dell’esistenza.

Morgan K Barraco

Morgan K Barraco