Amo ergo sum

Don’t be late! Il folle divino, la meditazione e il profumo della luna

“Are you not tired?” No, niente sonno, nessuna stanchezza. Da quando ho messo piede in Sri Lanka, nonostante le quasi 24 ore di viaggio, sono come posseduta da una inesauribile energia. Mi sento a casa, fondamentalmente, rilassata e libera. “Very good!” risponde Gotatuwe Sumanaloka Thero, il monaco buddhista Theravada che ci accompagna nel nostro ritiro di meditazione. Non dormendo nessuno dei due, mi invita a fare una passeggiata con lui nei dintorni del nostro splendido rifugio dove alloggiamo, Castlereigh, nei pressi di Hatton, tra le piantagioni di tè e al cospetto di un fiume talmente ampio da sembrare un lago, con un isolotto in mezzo e le sponde degradanti su dolci terrazzamenti abbelliti da palme e dalla lussureggiante vegetazione tropicale. Thero non cammina, danza e marcia. Thero non parla, canta e recita. Thero non ride, sospira e ruggisce dolcemente. Thero non ti guarda solo negli occhi, lui ti vede l’anima. Accorgermene nella frazione di un secondo durante quella passeggiata solitaria a poche ore dall’arrivo è stato il primo regalo del mio soggiorno cingalese.

Qualche giorno dopo, si sarebbe preso con nonchalance i miei occhiali da sole blu elettrico pretendendo con enfasi una fotografia. Eccolo, il Beato tremendo, il folle divino! Eccolo, il Buddha che ride, il giocoso maestro interiore sito al centro del nostro cuore, grande quanto un pollice che ha la forma di un bambino, appunto, che ride! “Se sei saggio, ridi!”, diceva qualcuno. Non c’è niente di più contagioso di uno spirito irriverente che guarda il mondo con la semplicità dell’ordine naturale delle cose. E dunque, con uno sguardo puro, amorale e amorevole, semplicemente ritmico nella bellezza di fluire con la coscienza sempre vigile nel momento presente.
Questa vita è un sogno e anche le vite passate sono sogni nel sogno e tutto questo sogno dura un istante, ragazzo mio, perciò ricordati sempre di concentrarti nel momento presente, nel quale ogni epoca e ogni mondo sono contenuti” (Il profumo della luna)

La semplicità è una delle chiavi che ci consegna Thero durante gli incontri dedicati al Buddha Sermon, le parole e gli insegnamenti del Buddha, momenti di riflessione in cui la parola diventa pratica, atto performante, gesto immediatamente creativo se si rimane nell’apertura dell’ascolto pieno che va al di là di qualsiasi adesione a teorie, dogmi, religioni. Meditazione, vita semplice. Vita semplice e meditazione …  che poi una cosa è conseguenza dell’altra – mi dico – perché meditando ti si semplifica la vita … come ho avuto modo di sperimentare in loco, durante le prolungate pratiche meditative, in compagnia della splendida Meditation Family di SCW.

1500 attaccamenti (secondo il Buddismo 500 del corpo, 500 delle emozioni e 500 della mente) non sono certo facili da sciogliere, eppure è possibile coglierne la sottintesa catarsi abbandonandosi totalmente all’esperienza della vacuità, dell’impermanenza, dell’invisibilità, della morte. Partendo dal presupposto che tutti i fenomeni là fuori (pensieri, emozioni, persone, situazioni) sono inconsistenti come sogni, come apparizioni magiche o allucinazioni, in quanto prodotti della coscienza da dentro, tutto si riappropria di una leggerezza impossibile da spiegare. Sono quegli stati di gioia, beatitudine, chiara visione, riunificazione che i grandi mistici dediti alla meditazione hanno sempre restituito con immagini squisitamente poetiche. Perché dove finisce il regno della mente giudicante, separativa, egoica, non rimane altro che la poesia di vivere e di morire, che sono esattamente lo stesso processo simultaneo nell’ordine naturale delle cose. Già, l’ordine naturale delle cose, una suggestione che torna spesso.

La vita si gioca tutta tra due estremi: l’amore e la morte. Questi sono gli unici termini che contano veramente. Essi si ritrovano in tutte le cose, apparentemente si tratta di due realtà diverse, in verità sono principi distinti ma non separati

Il profumo della luna

L’Universo, la Madre Terra, Pachamama, Ötügen… è con questa forza primordiale che ci si sposa in meditazione, nel gesto definitivo del darsi senza riserve, darsi a tutti i costi, darsi all’esperienza totalmente, darsi al dolore. A quel dolore che, quando arriva, passa dal corpo – le gambe si intorpidiscono, il sangue non circola più – mantenendo la postura immobile per molto tempo. E solo entrando nel dolore riconoscendone l’attaccamento sottostante lo si trasmuta e ci si libera, in virtù del gesto del darsi che è amore.  Lo stesso vale per i turbamenti emozionali e per i pensieri che incessantemente inte
rferiscono nella pratica, apposta per poterci passare attraverso e compiere l’alchimia. “No problema, no meditazione” è uno dei “motti” di Thero. I problemi, i disagi così come tutte le situazioni critiche della vita, sono occasioni create dall’anima per compiere il sacrum facere, il rito del darsi superando la paura e l’ego, la trasvalutazione dei valori, il matrimonio mistico, quel fare anima che si ottempera nel riassorbimento del reale de-oggettivizzando ciò a cui per addomesticamento culturale diamo un peso, una sostanza materiale. Tutto è sogno, immaginazione, ritmo, poesia.

La meditazione affina la percezione dell’invisibile, dell’inconsistenza di cui siamo fatti e, dunque, della nostra sconfinata immensità. Le caratteristiche della mente nel suo stato naturale sono la luminosità e la spazialità senza limiti. Ed è talmente vicina a noi, talmente intima, da non poterla discernere. Non è una cosa che possa essere appresa a mezzo di concetti o rappresentazioni in quanto la sua natura essenziale è al di là delle rappresentazioni, dei concetti, dei nomi e delle forme: è perfetta vacuità, termine che non ha nulla di nichilistico anzi, suggerisce piuttosto uno stato di grande apertura dove tutto è possibile, in assenza dei limiti imposti dalla percezione dualistica. Nella meditazione Theravada ci si concentra sugli aspetti invisibili per riportarsi alla chiara visione della realtà incondizionata, purificata dai veli dell’illusione (chittamaya): si medita sul respiro, sullo scheletro, sugli organi interni del corpo, sulla morte ripetendo il mantra della vacuità: “la vita è impermanenza, so che morirò”, fino ad arrivare a quello stato di meditazione continua, esistenziale, che si vive nella presenza di ogni istante, qualsiasi cosa si faccia, dal mangiare al dormire. Sathipattana. Tutta la vita è meditazione. “Non rimandare, guarda e comprendi! Don’t be late!

Possa io esistere
come alito di lupo
nel riflesso di luna,
come lo spazio puro, 
privo di dubbi e paure
nell’immensità
(Il profumo della luna)

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Morgan K Barraco