Durante i miei Voyagesillumination sono entrata in contatto con molteplici tradizioni spirituali di tutto il mondo e ho compreso profondamente le parole di Sant’Agostino: “i morti non sono assenti, sono solo invisibili”. Questa verità si è manifestata con particolare intensità sull’isola di Olkhon, presso il lago Baikal, dove condussi un gruppo di ricerca incontro Alexey, sciamano ereditario di tradizione buriata. La sua domanda, “Chi è Dio per voi?”, suscitò risposte varie tra i partecipanti, ma la sua replica rimase scolpita nella mia memoria: “Per noi sciamani, Dio sono i nostri antenati!”.
Nello sciamanismo, gli antenati non sono mere memorie, ma entità attive, guide che influenzano il presente. Come spiego nei miei libri Iniziazione allo Yoga Sciamanico e Le Carte del Drago Immaginale, gli avi incarnano poteri antichi legati ai sette chakra. Ad esempio, gli “avi guerrieri” risvegliano la capacità di lottare per amore (primo chakra), mentre gli “infaticabili nomadi” sostengono la ricerca della verità (secondo chakra). Questi spiriti, come sottolinea Alexey, non rappresentano un fardello generazionale, ma risorse vitali: “custodi della ricchezza”, “araldi della parola” o “ispiratori della conoscenza” che attivano talenti dormienti.
La visione sciamanica supera la logica razionale, abbracciando la psyché nel suo senso originario: “soffio vitale” che trascende tempo e materia. Come scrivo in Diverso e Vincente, l’anima opera in un “eterno presente”, dissolve l’Io individuale nell’anima mundi e trasforma la realtà in simbolo, “unisce ciò che è separato”. Per questo, negli insegnamenti di psicogenealogia che conduco, integro l’approccio immaginale: “La mente razionale è una grande letteralizzatrice”, mentre l’anima interpreta ogni evento come metafora.
Gli sciamani, osservando il volo degli uccelli in ornitomanzia, incarnano una “mente poetica” che ho fatto mia. La vita, come la psiche, “ha una struttura poetica e non si arrenderà mai alla ragione”. Onorare gli antenati significa dunque risvegliare uno sguardo libero dalle categorie di bene e male, abbracciando la complessità del reale con il cuore, non solo con l’intelletto. In questo risiede la saggezza primordiale dello sciamanismo: trasformare l’invisibile in alleato, riconoscendo nel passato una chiave per il presente.