Amo ergo sum

Il Nat 22, il Re Prigioniero, l’Arcano della Cattività

ll nat numero 22 ci parla della libertà. Ma quando facciamo riferimento a questo valore cosa intendiamo?Riporto qui di seguito un brano del mio libro “Mindfulness Immaginale” da cui si può comprendere come non vi sia libertà per l’Io, in quanto l’Io è un inganno della coscienza, una maschera. Piuttosto libertà è liberazione di tutte le creature senzienti.

“Tutto è anima, niente ha sostanza. Pensieri, idee, sentimenti, vengono portati in essere da immagini. Queste immagini per gli antichi greci erano eidola. La parola eidola in Greco antico indicava immagini-simulacro di dei e dee.

Le immagini sono gli dei, tanti aspetti del divino, sono eidola, idee. Nel Buddhismo gli dei sono detti deva. I deva, come gli dei arcaici o gli spiriti animisti, non sono assimilabili all’idea di una divinità che vive in un cielo astratto e lontano. Essi sono idee, immagini, illusioni, e possono essere falsi idoli, cioè idee distorte dalla mente, dalla paura dalla volontà di controllo, oppure essere idee libere, autentiche, in tal caso essi sono molteplici forme dell’unico amore creativo.

“Il dhamma (il “retto sentiero”) è amore all’inizio, amore nel mezzo e amore alla fine.” (Dai Discorsi del Buddha, Dantabhūmi-sutta – Majjhima-Nikāya No. 125).

Dio è una idea dell’uomo, ma l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di dio. Il samadhi ti mette sotto gli occhi l’amore.

L’umano e il divino, il visibile e l’invisibile, si generano a vicenda dandosi l’uno all’altro in un processo di totale fusione, di assoluto amore. È un rapporto a tre: l’umano, il divino e la loro creazione, l’anima mundi, lo spirito santo. In questo rapporto né dio, né l’uomo, né la creazione esistono nella loro identità separata, in verità esiste solo la loro unione, che è darsi reciproco, che è amore. In ultima analisi esiste solo l’amore.

Umano e divino sono distinti ma non separati, sono due in uno. Sono uno, giacché incessantemente si danno l’uno all’altro, svanendo uno nell’altro, ma sono altresì due, perché permangono distinti al fine di godere del piacere della loro unione. E non potrebbe essere differentemente poiché, se dio è amore, è il darsi; amare è darsi per creare oltre se stessi.

Nel Buddhismo i deva sono parte della ruota del samsara, non ne sono al di fuori. Essi vanno aiutati a liberarsi, se si vuole liberare se stessi. La libertà non è mai un fatto personale. Aiutare le idee a liberarsi dalla prospettiva mentale è uno dei compiti del meditante che egli persegue in vari modi. Per esempio, offrendo i frutti delle proprie buone azioni ai deva affinché essi possano procedere nel cammino che conduce alla liberazione finale. Un uomo si libera insieme ai propri deva e ai propri asura, gli dei e i demoni, o non si libera affatto.

Gli dei, le idee, non sono un prodotto della mente, anzi  la meditazione è il processo mediante il quale le idee vengono “guarite”, liberandole dalla gabbia mentale che le distorce. Distorcendo le idee, la mente crea falsi dei, che sono false interpretazioni e anche falsi eventi, poiché interpretare è creare.”

Per guarire le idee il meditante ricorre ai poteri dell’amore; tra questi uno molto efficace è la compassione.

Attraverso la compassione è possibile benedire i propri nemici e persino le proprio idee disturbanti. La compassione è in grado di lavorare sulle nostre idee, pensieri, sentimenti e sulle immagini dei nostri nemici al punto da trasformarle.

Quando ero nell’eremitaggio della foresta nel distretto di Habarana, in Sri Lanka, faticavo molto a dovermi svegliare tutte le mattine alle 4 per la meditazione. il mio insegnante di meditazione, il Rev. Gotatuwe Sumanoloka Thero, mi disse un giorno di benedire il deva della pigrizia che I accompagnava. Ho incominciato a farlo recitando il seguente mantra in lingua pali:

Sabbe Satta Sukhi Hontu”, che viene generalmente tradotto in questo modo: “Possano tutti gli esseri essere felici”. In capo a due o tre giorni non sono più stata pigra.

Traducendo questo evento in un linguaggio comune dovrei dire “ho vinto la mia pigrizia”. Ma io so che non è così: io non ho “vinto” la pigrizia, l’ho “liberata” e, dunque, “pacificata”.

L’arte di pacificare deva e asura attraverso la meditazione, la ripetizione di mantra e le puja, le cerimonie rituali, è un mezzo fantastico per progredire nel cammino della piena attenzione.

Se c’è qualcosa in te o fuori di te che vuoi cambiare, anziché combatterlo, prova a benedirlo con il mantra Sabbe Satta Sukhi Hontu, possano tutti gli esseri essere felici!

Potrebbe essere l’inizio di un grande cambiamento, non solo di ciò che vuoi trasformare ma persino di tutto il tuo modo di vedere e percepire l’esistenza.

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Morgan K Barraco

Selene

Attivista spirituale, fonda l’Associazione di Nonterapia e Imaginal Academy. Un approccio innovativo che regala una rivoluzione del metodo di pensiero.

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