Articolo di Eleonora Cutrone
Stamani al risveglio, mi è arrivata l’idea di parlare di un libro che sto leggendo in questi giorni e che, unito ad un seminario di psicogenealogia e costellazioni familiari sciamaniche, mi ha aperta ad un ulteriore visione del mondo, della realtà e di ciò che noi siamo ed agiamo in questo mondo e questa realtà.
Il libro in questione è scritto da Selene Calloni Williams, dal titolo “JAMES HILLMAN: il cammino del “fare”anima” e dell’ecologia profonda”.
Si tratta di una sorta di diario che ci conduce per mano nella comprensione della filosofia terapeutica di James Hillman, fatta propria da Selene Calloni Williams, unendo il pensiero occidentale a quello orientale.
Una unione felice, secondo me, che permette di comprendere come certi insegnamenti hanno una circolarità di pensiero che non ha nulla a che vedere con il tempo e lo spazio, come comunemente li intediamo.
Il “fare anima”, infatti può essere esplorato sia attraverso le discipline orientali, come lo yoga, il tantra, la meditazione, sia da quelle occidentali, come il percorso psicoterapeutico che prende origini da Sigmund Freud.
Ma cosa è il “fare anima”?
La risposta è nella psicologia immaginale di Hillmann che il libro ci propone, non come conoscenza “saggistica”, ma come esperienza quotidiana, attraverso il racconto di corse sul fiume, di incontri con animali, di cambi atmosferici che hanno un senso se guardati con la nostra parte intuitiva e non con il nostro raziocinio, che si ferma all’apparenza di ciò che materialmente sono.
Si parla dunque della dualità nella quale viviamo, tra bene e male, giusto e sbagliato, bello- brutto che è poi spesso quello che ci lacera dentro, confondendoci circa il senso del nostro vivere, spostandoci continuamente in un passato o futuro, densi di paura ed ansia, lontani dal qui e ora che è l’unico tempo che di fatto viviamo.
In questa lacerazione profonda della nostra psiche spesso compiamo atti “anestetici”, di fuga, di distrazione, di addormentamento. Possiamo usare le pillole, ma anche la televisione, il lavoro, innumerevoli amanti o l’isolamento.
L’atto “estetico” che ci porta nella consapevolezza, è ben altro, è quello di Jodorowky e, in una certa misura anche quello di Milton Erickson con le sue metafore. E’ il ritiro delle proiezioni di Hillman, cioè il rendersi conto che emozioni, reazioni, azioni, nascono dentro di noi come immagini e se riusciamo a fermarle, nel loro apparire e scomparire, se riusciamo a “stare lì”, come dice Selene Calloni Williams, se riusciamo a professare un atto di fede nei confronti di tutte le emozioni che queste immagini portano con sè, riusciremo a compiere l’atto dell’arrendersi, del “darci” ad esse, piuttosto che continuare a rifuggirle, scacciarle, odiarle per la loro insistenza.
“Darsi”, è darci a quel che siamo, compresi i nostri limiti, difficoltà, disagi fino a percepirli come patrimoni, simbolo dell’unicità del nostro essere”.
In questo libro-diario Selene Calloni Williams, ci mostra come si fa il “fare anima”, unendo la cultura occidentale ed orientale, che al loro interno contengono gli stessi profondi insegnamenti.
Per noi cresciuti in questo lato del mondo, può diventare difficile riconoscere i miti orientali come nostri, mentre ci sono molto noti i miti della nostra cultura, sia per averli studiati a scuola, sia perché anche le nostre favole dell’infanzia sono una riproposizione degli archetipi (la matrigna, il principe azzurro, la strega, il lupo, Alice) che poi ritroviamo nel mito di Zeus, piuttosto che di Era, di Athena o Dionisio.
Nel libro Selene Calloni Williams, ci ripropone la lettura di alcuni miti, che in molti potremo riconoscere come agiti da noi stessi nella nostra vita. Riconoscerli, riconoscere il messaggio che portano a noi, proprio a noi, ci permette di compiere l’atto “estetico” di darci, di arrenderci, di trasformarli da fragilità in forza, da disturbi in risorse, da Daimon in Dei.
Oriente ed Occidente si uniscono e possiamo riconoscere nella frase magica con la quale spesso iniziano le nostre favole “Venite con me, nel mio mondo incantato per sognar”, la stessa frase, edulcorata, pronunciata dagli sciamani quando rivelano segreti importanti “Sei pronta a venire con me nella notte, ben al di sotto delle radici degli alberi?”.
Ovvero: “ Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, chè la diritta via era smarrita”. Comincia così il viaggio di Dante nelle profondità di se stesso, dove incontrerà peccatori, demoni e dee, che altri non sono che aspetti della nostra psiche più profonda, a significare che il cammino dentro noi stessi, il modo in cui compierlo, il significato trasformativo profondo, non appartiene a nessuna cultura in particolare, ma appartiene all’Uomo.
E’ un libro denso e intenso, sul quale forse sarà necessario tornare, per guardarne ulteriori aspetti.