Lo yoga sciamanico e la “caccia all’anima”

Tradizionalmente lo sciamano diviene tale attraverso un processo di morte e rinascita.

Compiendo il processo di morte affronta tutte le sue paure, i suoi limiti, la sua “anima nera”, cioè il lato oscuro di sé e impara a non temerlo, ma anzi ad accettarlo e amarlo. Successivamente la rinascita fa di lui un essere nuovo, dotato di nuove facoltà e di un nuovo e più grande potere; anche il suo corpo rinasce ed è dotato di organi completamente nuovi: tutta l’infelicità, tutte le malattie sono state dissolte dal processo di morte.

La sua rinascita mistica gli conferisce anche il potere della visione, la capacità di vedere lontano, oltre il livello della normale consapevolezza umana e l’abilità di “volare” attraverso i diversi stati di coscienza; per questo lo sciamano è spesso simboleggiato da un’aquila: in alcune tradizioni si tramanda che il primo sciamano sia nato da un’aquila.

Lo sciamano opera sempre in stato di trance leggera, non perde mai il controllo di sé e del proprio corpo, e si serve dell’estasi per viaggiare attraverso diverse dimensioni di coscienza.

È in grado di ampliare il proprio stato di coscienza e di spostarsi con continuità dal Mondo di Mezzo o stato di consapevolezza ordinaria, al Mondo degli Inferi o subcosciente, al Mondo del Cielo o ultracosciente. Avendo la capacità di viaggiare attraverso le dimensioni della consapevolezza, lo sciamano può guidare altre persone a recuperare le energie relegate nel Mondo degli Inferi dal giudizio mentale, che classifica queste energie come negative; può anche guidarlo nel suo viaggio nel Mondo del Cielo per recuperare il contatto con le energie considerate luminose, accettabili e desiderabili.

Per questa sua capacità di viaggiare attraverso le diverse dimensioni della coscienza, lo sciamano è anche uno psicopompo, cioè un traghettatore che conduce l’anima nel mondo sotterraneo, oltre la Grande Soglia per recuperare i frammenti d’anima perduti.

LO YOGA DELLA CACCIA ALL’ANIMA
Un carattere distintivo dello sciamanismo è sicuramente la visione della “perdita dell’anima”. Gli sciamani di tutto il mondo considerano l’anima e la realtà una immagine complessa, come un ologramma o un frattale, in cui la parte è nel tutto e il tutto è nella parte. A seguito di eventi traumatici è possibile perdere un frammento d’anima, il che è equivalente al perdere l’anima.

Molte persone vivono in questa perdita senza saperlo. Hanno una vita dura, insoddisfacente e rischianodi ammalarsi.

Il trauma che hacausato la perdita dell’anima può essere personale, transgenerazionaleo karmico. Il trauma personale colloca l’evento traumatico in questa vita. Il trauma transgenerazionale colloca l’evento traumatico nella vita di un avo, quello karmico nello spazio delle cosiddette vite passate.

Nella religione sciamanica – che, lo ricordiamo, è stata la religione ufficiale del più grande impero della storia, quello di Gengis Khan, ed è ancora oggi la religione ufficiale di varie regioni della Siberia e della Mongolia – la caccia all’anima, cioè il recupero dell’anima, è operato dallo sciamano che viaggia nel mondo infero, la dimensione dove si rifugia l’anima fuggiasca, per catturarla e restituirla a chi l’ha perduta, magari soffiandola nel corpo attraverso un orecchio o attirandola e poi innestandola per mezzo di un canto.

Nello yoga sciamanico – dove non esistono categorie di potere né laiche né religiose – invece, è il “ricercatore” stesso, cioè chi ha perduto l’anima, che viaggia nel mondo infero in compagnia dello sciamano alla ricerca della propria anima.

Ritrovare frammenti d’anima significa riappropriarsi e integrare potentissime energie, dimenticate o represse.

Chi compie un rito di “caccia all’anima” torna più ricco di quando è partito, più completo e appagato, capace di una vita piena e amorevole.

 

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Selene

Attivista spirituale, fonda l’Associazione di Nonterapia e Imaginal Academy. Un approccio innovativo che regala una rivoluzione del metodo di pensiero.

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