Buongiorno,
siamo arrivati già al nono capitolo del libro Kintsugi che corrisponde alla nona legge del riparare le ferite con l’oro. Il titolo è la realizzazione del vuoto e della vacuità.
Realizzare il vuoto e la vacuità è una cosa difficile ma non per gli immaginalisti che sono già venuti qui con questa capacità di riconoscere l’esistenza come sogno, di sentire che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Ritroviamo questa visione anche nel pensiero di Nāgārjuna, ‘colui che è stato nel regno dei Naga’ . I Naga sono i dragoni che abitavano un tempo la terra e da cui abbiamo avuto origine secondo questa visione delle cose che è una visione mitologica. Ma noi siamo mito,
Nāgārjuna ha spiegato che tutto è vacuità, che la forma è vacuità, che l’esistenza e la vacuità coincidono, cioè l’esistenza è fondamentalmente vuoto.
La realizzazione del vuoto è l’ultima e forse la più importante legge del Kintsugi,
Nel libro parlo dei 10 regni o 10 mondi che sono i vari mondi in cui la coscienza può incarnarsi di vita in vita e di morte in morte; ma sono anche altrettanti stati della coscienza nei quali ciascuno di noi può passare di momento in momento nell’arco delle sue giornate e ovviamente sono tutti mondi fatti della stessa natura dei sogni. Questi regni sono: lo stato infernale o mondo dei Naraka, in cui regna la disperazione di chi fa del male agli altri senza trarne nessun vantaggio per se stesso, anzi facendo del male anche a se stesso. Questa è la condizione dell’ignoranza.
Poi c’è il mondo dei Preta, gli spiriti famelici, esseri che vivono nella bramosia.
Avrete sicuramente visto la Ruota del Samsara che raffigura i diversi regni di esistenza. Per i buddhisti Theravada è composta da sei regni ma per i Mahayana è divisa in dieci spicchi, dieci stati di esistenza.
I Preta nella ruota del Samsara sono disegnati con un grandissimo ventre che sta a simboleggiare la bramosia.
Poi c’è lo stato dell’animalità nel quale vige il puro istinto privo di autoconsapevolezza. Questo stato non è considerato un mondo inferiore rispetto a quello umano perché la ruota del Samsara è proprio circolare e quindi non esiste l’inferiore e il superiore.
Dico questo perché noi in Occidente abbiamo una mentalità che è più influenzata da un’altra visione delle cose, secondo la quale Dio avrebbe creato la natura a uso e consumo dell’uomo.
Nel Buddismo non è così, la natura, gli animali non sono ad uso e consumo dell’uomo, tutt’altro, vanno rispettati immensamente.
Poi c’è il mondo degli Asura, un mondo di estremo egoismo.
Da un punto di vista buddhista l’egoismo è vedere le cose sempre e solo dalla prospettiva dell’io e non dalla prospettiva dell’ideale; questa è una malattia, un’epidemia della nostra cultura, della nostra civiltà che è diventata non solo squilibratamente patricentrica ma anche squilibratamente individualista.
Le persone agiscono sempre dalla prospettiva dell’io sulla base di un calcolo mentale del vantaggio e dello svantaggio personale che non le porta mai veramente alla felicità perché la mente, quando calcola il vantaggio e lo svantaggio personale, in verità non calcola mai veramente il tuo bene ma il vantaggio del sistema.
Per operare veramente il bene bisogna uscire dalla mente e recuperare l’armonia con la natura. Secondo Platone la bellezza è la forma sotto la quale il bene si manifesta nel mondo sensibile.
Poi esiste lo stato umano nel quale c’è la possibilità della liberazione finale proprio perché esistono il dolore e la morte che sono le principali immagini attraverso le quali l’anima cerca di liberare la coscienza e portarla alla riunificazione con il divino nello stato della non-dualità.
Poi c’è il mondo dei Deva, degli Dèi, che vivono in uno stato di beatitudine, di piacere illimitato ma finiscono per essere un po’ “intossicati” dal piacere e se vogliono raggiungere il Nirvana, cioè la liberazione finale, devono incarnarsi anche loro come esseri umani.
Quindi non sprecate l’opportunità di avere un preziosissimo corpo umano, che vi siete conquistati in questa incarnazione!
Poi c’è lo stato dell’apprendista o mondo degli shomon che perseguono il Nirvana, la liberazione finale, in totale solitudine e non sono interessati alla libertà del mondo ma solo alla propria. Abbiamo poi lo stato dell’illuminato, o mondo di engaku: nel misticismo giapponese gli engaku sono coloro che raggiungono l’illuminazione senza bisogno di un maestro e di una dottrina e ci sono storie piene di questi personaggi. Quando penso agli engaku mi viene sempre in mente Leopardi.
Poi c’è il mondo dei bodhisattva, coloro che hanno raggiunto il Nirvana ma non vi sono entrati per tornare a prendere un benedetto corpo umano ed essere d’aiuto a tutte le creature senzienti; hanno fatto voto di non entrare nel Nirvana fino a che vi sarà una sola creatura senziente e inseziente che ancora vive nell’ignoranza e nell’illusione.
Infine abbiamo lo stato della buddhità, o mondo del nirvana, tipico di colui che ha raggiunto la liberazione finale e non è più soggetto al ciclo delle morti e rinascite; poiché queste ultime sono considerate manifestazioni apparenti, o sogni, colui che ha raggiunto la buddhità è libero da ogni illusione o miraggio o inganno della coscienza.
Ecco questi sono i Dieci Mondi della ruota del Samsara che sono anche dieci stati della coscienza. Ne parlo nell’ultimo capitolo del libro e parlo anche del grande rituale del Mandala con il quale purifichiamo il nostro karma e ci propiziamo un tempo negli stati più elevati.
In verità non è tanto la permanenza negli stati più elevati che ci gratifica e ci premia, quanto l’armonia tra i vari mondi. Nella visione del buddismo esoterico non è possibile stare in uno solo di questi mondi, cioè non è possibile stare in uno solo di questi stati di coscienza perché questi mondi sono simultanei, contenuti gli uni negli altri. Questa è una visione complessa; la complessità è proprio il tutto nella parte e la parte nel tutto; i dieci mondi sono tutti gli uni negli altri e quindi sono tutti simultanei, perciò lo stato della Buddhità, l’illuminazione è il perfetto equilibrio, l’armonia tra i mondi e la capacità di agire sempre da una prospettiva di armonia di equilibrio e di verità, una sorta di compassione per tutti questi mondi e per tutte le creature che li abitano.
La Buddhità è non provare né attrazione né repulsione per nessuna di queste incarnazioni ma stare sempre in uno stato di equanimità.
Ora ti descrivo come fare il Rituale del Mandala iniziando dal mandala esterno in cui evochi e pacifichi gli antenati includendo tutti i loro stati di coscienza. Attraverso l’inclusione degli antenati includi, quindi, i Dieci Mondi e i dieci stati della coscienza portandoli tutti ad uno stato di perfetto equilibrio, che è lo stato del perdono, della benedizione, della gratitudine, dell’amore per tutta la manifestazione dell’esistenza,
Quando ho fatto il mandala insieme al maestro sciamano abbiamo fatto un cerchio bianco del diametro di circa un metro. Dentro devi mettere elementi che possano attrarre i tuoi antenati e uno dei modi più semplici per farlo, che ho visto utilizzare un po’ in tutte le tradizioni sciamaniche dei popoli, è utilizzare le sostanze che più piacevano ai tuoi antenati quando erano in vita.
Ricordo di aver messo nel mandala del cioccolato di cui la mia mamma era golosissima e del tabacco da pipa per mio nonno. Gli sciamani usano spesso anche sostanze tipo il fumo e l’alcol per comunicare con gli spiriti.
Quindi quando fai il Mandala esterno fai questo grande cerchio, metti dentro tutte le sostanze o gli oggetti che ti servono per evocare gli avi e dopo averli evocati li pacifichi con la compassione, che è inclusione: “Ti riconosco come in me dimorante, ti includo e ti amo. Ti perdono, ti ringrazio, ti benedico e ho fede in te come immagine dell’anima del mondo.
Poi si realizza il Mandala interno che è l’offerta del proprio corpo e dei propri organi alla natura. Il mandala esterno serve per ripristinare l’equilibrio e l’armonia con gli antenati, quello interno serve per ripristinare l’equilibrio con la natura.
Questo è bellissimo, a me piace tantissimo. Ogni tanto mi sdraio nel mio giardino, mi sdraio specialmente alla sera sulla terra e sento una realtà che la mia mente vede come futuro ma che in verità è già presente e che è quella di essere terreno da cui poi nascono piante delle quali si nutrono animali ed è una sensazione bellissima.
Poi c’è il Mandala segreto, il mandala del mantra di Kannon che poi è il mantra di Avalokiteśvara, il Buddha della compassione, om mani padme hum che si può tradurre con “C’è un gioiello nel fiore di loto”.
Il fiore del loto affonda le radici nel fango e quindi trae nutrimento dall’oscurità, dalla dimensione infera e simultaneamente si nutre anche della luce del sole. Come tale è proprio il simbolo della non dualità e dell’equanimità.
Voglio sottolineare qualcosa che dico nel libro e che mi sembra molto importante: non subisci un mondo piuttosto che un altro perché ci sei finito dentro a causa della legge di azione e reazione ma in base allo stato di coscienza in cui ti trovi. Cioè è lo stato di coscienza in cui ti trovi che manifesta il mondo intorno a te.
Se sei nello stato di coscienza proprio dei Naraka, di questi spiriti che vivono nella paura e nella rabbia, è chiaro che crei un mondo in cui ci sono i malvagi, i cattivi, quelli che continuamente stanno tramando alle tue e tu sei la vittima. È il tuo stato di coscienza che crea questo mondo ma tu puoi cambiare il tuo stato di coscienza, tu ha il potere della manifestazione.
L’effetto è contenuto nella causa; le cose accadono perché hanno un fine, non perché hanno una causa e non esiste una realtà oggettiva fuori da noi che determina lo stato della coscienza nel quale ci troviamo. Piuttosto è lo stato di coscienza nel quale ci troviamo che manifesta una certa realtà esterna per permetterci di riconoscerlo.
Quindi, quando ti trovi a fronteggiare qualcosa o qualcuno che percepisci come oscuro e malvagio, devi riconoscere che dentro di te c’è un determinato stato della coscienza, cioè ti trovi in uno dei Dieci Mondi in cui queste cose accadono. Se desideriamo una vita felice dobbiamo passare la maggior parte del nostro tempo negli stati di coscienza più elevati, il che non significa eliminare l’ombra ma percepirla come una forma di luce.
Il regno del Nirvana, la libertà, non si raggiunge escludendo gli altri regni ma includendoli nella equanimità, al di là del bene e del male, senza provare né attrazione né repulsione.
Vi lascio con il mantra Om Mani Padme Hum. Ripetetelo per una settimana in modo costante; la ripetizione di un mantra risveglia un potere automatico dentro di te, così il mantra si ripete da sé.
Om Mani Padme Hum