Amo ergo sum

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Il parto

Data diretta: 16 Maggio 2023
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Buongiorno! Come state stamattina, tutto bene? Bentrovati.

Stamattina si parla di parto, che è anche un argomento molto azzeccato per questa stagione dell’anno, la primavera, in cui anche tutti gli alberi “partoriscono”.

Ieri ho postato la foto del pino argentato che si trova nel mio giardino e che ha fatto tutta una sorta di inflorescenze rosse. Sono i rami nuovi e sono bellissimi. Sembrano fiori rossi ma sono i rami nuovi che spuntano sul pino ed è bellissimo il contrasto fra questo rosso delicato, quasi rosa antico, con il verde e l’argento del pino. Meraviglioso!

Siccome guardavo l’elenco di tutti gli argomenti che mi avete chiesto di trattare nelle dirette, ho visto il parto e mi è sembrato che anche la natura, anche il mio pino argentato, volesse che parlassi di questo argomento.

Venerdì io e Akì saremo a Torino, al Salone del Libro, con il nostro tamburo sciamanico triangolare. Faremo un grande rituale sciamanico: venite, mi raccomando!

Il parto è un argomentone, perché la nostra civiltà ha completamente perduto ogni relazione con questo atto così animico, così naturale. Ovviamente siamo in una civiltà desacralizzata che ha perduto il contatto con l’anima e possiamo ritrovarlo su base individuale. Ogni individuo può fare il recupero dell’anima e ritrovare il vero modo di vivere le immagini, come quella della nascita, del parto.

La nascita, come la morte, porta tanta sofferenza che sarebbe sicuramente evitabile osservando le cose da un’altra prospettiva, da quella dell’anima e non sempre da quella della mente. L’immagine del parto, come sei venuto al mondo, è una delle immagini impressionanti attraverso le quali meglio si può vedere il mito che metti sulla scena della vita vivendo. Ciascuno di noi si risolve, si riscatta, si libera, quando vede il mito che mette sulla scena della vita vivendo. Il nostro mito si manifesta in ogni immagine, in ogni atto della nostra vita, perché permea di sé ogni respiro. Tuttavia, ci sono alcune immagini impressionanti, samskara in sanscrito, attraverso le quali il mito si evidenzia in modo più forte. Una di quelle più facili da recuperare è quella della nascita.

Il mito si palesa bene anche nelle immagini dei nostri antenati ed è più facile vederlo perché non ci riguarda in prima persona. Ci è più facile conoscerli perché possiamo accettare alcuni contenuti che, guardandoli direttamente in noi stessi, ci pietrificherebbero come la testa di Medusa. Altri samskara li possiamo trovare nelle vite passate, come siamo morti, però è più difficile recuperare il ricordo di come siamo morti l’ultima volta. Perché lì bisogna saper viaggiare nel tempo. Noi nell’ Imaginal Academy abbiamo una scuola di viaggio nel tempo, la Scuola di Deprogrammazione Creativa, una scuola bellissima e annuale.

Ciascuno può avere notizia, se non il ricordo, di come è nato  grazie alla mamma e al papà. Quest’immagine è importantissima per comprendere il mito che stai mettendo in scena. Supponiamo che tu sia qui, su questo pianeta Terra, che è pure un’immagine dell’anima, con una missione guerriera. Sei un guerriero spirituale. Come Tomoe, protagonista del libro Kintsugi, hai messo la tua katana al servizio della Madre. E quindi sei già vincente in partenza. È possibile che tu abbia una nascita molto particolare, una nascita in cui già si evidenzia il tema della lotta.

Mettere l’immagine della nascita sotto le grinfie dell’Io implica non comprenderla e far adirare gli dei, in particolare Ade, che si perturba e chiude i cancelli e ci meravigliamo se non ricordiamo i sogni, le vite passate e viviamo una vita incosciente. Se Ade chiude i cancelli si può avere insonnia cronica: pretendevi di prendere materiale che appartiene agli Inferi, all’invisibile, e metterli al servizio della mente e Ade ha deciso di chiudere i cancelli.

Una nascita combattuta è perché fin dal primo momento dovevi forgiare gli strumenti che servono alla tua anima per compiere la sua missione. I tuoi avi batori erano con te al momento della nascita e fin da quel momento ti hanno messo alla prova. Grazie a Voyagesillumination ho incontrato tante tribù amazzoniche e mi ricordo che una volta ho incontrato una tribù che faceva un rito di passaggio per gli adolescenti. Attraverso questo rito, l’adolescente veniva invitato a mettere la mano all’interno di un guanto pieno di formiche rosse. Sveniva e faceva un viaggio iniziatico, alla fine del quale diventava un uomo. La prima cosa che il ragazzo viveva in questo viaggio era la sua nascita. Nel modo in cui era nato vedeva la sua missione: ecco l’importanza della nascita, che più di ogni altra ci mostra il nostro Ikigai, ciò per cui vale la pena vivere.

Molte persone non conoscono la loro missione, non sanno quello che devono fare. È importantissimo trovare l’immagine di nascita e come conoscerla? Attraverso il racconto di chi c’era e rivivere la nostra nascita, come facciamo nei nostri seminari, nei ritiri, come IADOOR, il grande ritiro degli Immaginalisti.

La mente tiene repressi i ricordi, molti ricordi del corpo. La mente a volte è stupida, impiega un grande quantitativo di energia per tenere rimosse le emozioni e le sensazioni della nascita. Quindi dobbiamo andare a rimuovere i blocchi per ricordare.

La prima volta che ho vissuto la mia nascita ero una ragazzina, la mia prima reazione è stata un urlo di gioia e poi una sensazione di lotta, di forza. Sono felice, nella gioia di essere qui e sono una guerriera. Ricordo che questa sensazione è esplosa dalle profondità, dalla memoria delle cellule, come diceva Sri Aurobindo. È molto bello ricordare la nascita, perché ti da la dimensione della tua missione, del perché sei qua. Uno dei motti della nostra Imaginal Academy è Ludo ergo vivo o anche Che tutto in te sia gioia, questa è la tua meta. La gioia è la meta, è la libertà, ciò da cui veniamo e dove andiamo. La gioia è libera dalle categorie di giusto o sbagliato, di vero o falso, dalle categorie della mente. Possiamo trovare la gioia anche in quelle nascite difficili, in cui la madre è morta, la nonna, la bisnonna… Chiaro che sono traumi transgenerazionali o immagini perturbate, come si dice in gergo sciamanico, però ci aiutano tantissimo a comprendere perché siamo qui e a vedere la missione della nostra anima. Nel momento in cui riesci a pacificare un’immagine perturbata, allora riesci a liberare tantissima energia. Trasformi il demone in un potente alleato e questo ti aiuta non solo a comprendere la missione dell’anima, ma anche a compierla.

Quando guardiamo alla nascita dobbiamo andare al di là del bene e del male ed essere disponibili ad accogliere. Uketamò, il mantra degli yamabushi, “accolgo”. Questo bisogna fare di fronte alle immagini della nascita e della morte. Se non sai rinunciare alla mente è meglio non provare neanche a ricordare la nascita, perché il rischio è di metterla nelle grinfie del bene e del male e adirare Ade. Posto che tu sia in una condizione di equanimità, ti trovi con uno sguardo immaginale, poetico, attraverso il quale non puoi non vedere nell’immagine della nascita tutto il mito che metti in scena nella vita vivendo. Così ti liberi, ti riscatti, ti risolvi. Per questo è importante riuscire a rivivere la nascita. Non solo la nostra, ma anche quella degli antenati, dei discendenti e ascendenti. Per comprenderla, bisogna vivere in una condizione atemporale, perché il tempo è un concetto della mente.

I nostri antenati non sono da vedere come individui vissuti in un tempo passato, perché la mente poetica non ragiona con il prima e il dopo, con l’Io separato dal Tu. L’individualismo, il tempo lineare, sono proprietà della mente. Tutto accade adesso e tutto accade a me, diceva Borges. Questa è la mente poetica.

Ho aiutato tante donne nei miei 35 anni e passa di attività ad attraversare la depressione post partum, dovuta il più delle volte al fatto che la madre si sentiva in colpa per come aveva partorito. Magari sognavano di partorire in acqua e poi sono dovute correre in ospedale per affrontare un cesareo, con la conseguenza di provare un forte senso di colpa per come erano andate le cose.

Quando riesci ad osservare le cose con una mente poetica, ti rendi conto che le cose hanno un fine, non delle cause. Quindi non è vero che hai un certo destino di attacchi di panico, questa relazione turbolenta con il dio Pan, perché sei nato male. Questo, secondo la letteratura scientifica, sarebbe la causa per la relazione con il cibo, la rabbia, il corpo. Invece hai avuto una nascita combattuta perché fin da quel momento hai dovuto forgiare gli strumenti per compiere la missione della tua anima. È la missione che determina la tua nascita. La mente non conosce la missione, quindi non può determinare la nascita.

Quindi cosa devi fare di fronte all’immagine della nascita? Contemplare, osservare, in assenza di giudizio. Chiediti che emozione ti dà, respira quest’emozione e abbi questo coraggio.

paola.bertoldi@gmail.com

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