Buongiorno,
oggi volevo parlare della sindrome dell’impostore che è un evento psicologico che ad alcuni capita prevalentemente nell’ambito lavorativo ma può succedere anche nella vita privata. Riguarda persone che non si sentono competenti e quindi vivono nella paura di essere sbugiardate nel loro ruolo, come se il ruolo che si sono conquistate nella vita si fondasse su una menzogna.
Questa sindrome ha una matrice e quindi un fine comune ad altre cosiddette sindromi, come i disturbi alimentari, la depressione, l’obesità.
Una di queste radici comuni è il pensiero polarizzato o dicotomico, il pensiero di chi vede o tutto nero o tutto bianco. È come se queste cosiddette sindromi avessero il fine di spingerci a superare il pensiero dicotomico o polarizzato; sono chiamate dell’anima che ruggisce dalle profondità sotterranee perché vuole scuoterci da uno stato dal quale dobbiamo uscire.
Il pensiero dicotomico o polarizzato si fonda su una rigidità mentale, è un’espressione della paura e quindi è una grandissima limitazione per l’anima che deve ritrovare Amore attraverso il Sacro, attraverso la capacità di darsi.
Comprendere che la sindrome dell’impostore è collegata al pensiero polarizzato è semplice perché sentire di non essere all’altezza del proprio ruolo e avere paura di essere sbugiardati come impostori è molto collegabile al fatto che uno vede tutto bianco tutto nero: cioè o sei capace o non sei capace. o una certa cosa la conosci oppure non la conosci, la sai fare o non lo sai fare, ma nella vita non è mai così, quello che conta è lasciarsi guidare, aprirsi.
Nei miei corsi di scrittura creativa ho molto a che fare con questi problemi di insicurezza, di persone che non si sentono all’altezza e dicono di avere già il libro dentro di sé ma che quando devono mettersi a scrivere trovano mille cose da fare rimandando il momento della scrittura perché hanno paura di misurarsi con sé stesse, non si sentono capaci.
A questi studenti consiglio di iniziare a mettere le mani sulla tastiera lasciando che le parole arrivino anche se sembrano prive di una connessione logica. Facendolo ti accorgerai che prima o poi arriva qualcosa di meraviglioso e allora vai avanti, hai trovato il filo e non ti fermi più. Se aspetti di essere capace, di essere all’altezza, di conoscere tutto prima di fare qualcosa non lo farai mai.
A volte i genitori sgridano i figli perché studiano con una musica di sottofondo. Io studiavo ascoltando Lucio Battisti. A volte ai genitori non fa piacere che i figli facciano i compiti con il sottofondo della musica di un telefilm perché dicono: “O studi o vedi Netflix” ma non è vero che o faccio i compiti o guardo Netflix o ascolto la musica, non è mai tutto bianco o tutto nero.
Il pensiero polarizzato crea ansia che poi sfocia in depressione che può essere all’origine di tanti disturbi, come i disturbi alimentari e la sindrome dell’impostore.
In una visione spirituale queste non sono malattie ma chiamate che giungono dalle profondità dell’anima per portarci oltre il pensiero dualistico, che crea separazione, conflitti, porta a puntare il dito contro chi non è allineato con quelle che sono le tue visioni, porta all’estremismo, che è una delle cose peggiori. Ci vuole elasticità, una condizione rara al giorno d’oggi, anche a causa dei social perché è molto più facile avere tanti followers quando si diffondono idee estremiste, per esempio a favore della scienza o contro la scienza, a favore della tecnologia o contro la tecnologia…
L’estremismo contribuisce ai fenomeni di ansia, di depressione che sono in continuo aumento. Aumenta anche la tristezza negativa che ti affossa. Poi c’è una dolce tristezza che invece nutre l’anima. La differenza tra la depressione che ti affossa e la dolce tristezza è nella risposta che dai alla chiamata dell’anima che ti dice che c’è qualcosa da superare, che c’è da gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Se non rispondi affermativamente alla chiamata dell’anima la tristezza diventa quella depressione che ti affossa, che ti ferma, quindi bisogna trovare la famosa Terra di Mezzo, la soglia liminale tra gli opposti, tra il bianco e il nero, là dove non esistono teorie ma c’è la pura azione.
Metto le mani sulla tastiera e le lascio andare perché sono al servizio e il risultato finale non dipende da me, appartiene alla Madre, alla Natura, al Divino ma non a me. A me compete l’azione e quindi mi metto all’opera.
La Terra di Mezzo è un luogo meraviglioso, possiamo chiamarlo Shangri-la, la Grande Terra dei Buddha del presente, del passato e del futuro, l’immaginale, come lo chiamava Corbin, il luogo dove gli opposti si incontrano e quindi l’amore.
Nel buddhismo tantrico Vajrayana la Terra di Mezzo è rappresentata dal Buddha nell’unione erotica con la sua compagna, il cosiddetto Vajrapani, in altre tradizioni da Shiva nell’unione con la sua sposa Parvati, da Cristo in unione erotica con la Sapienza, Sofia. L’immagine dell’unione erotica è presente in tutte le tradizioni spirituali dei popoli come simbolo di non dualità e rappresenta proprio l’immaginale.
Ricordo di aver risposto al commento di una estremista chiedendole se fosse proprio sicura di quello che affermava.
La prima domanda che dovrebbe farsi chi tende all’estremismo è: “ma sono proprio sicuro?” Lei mi ha risposto: “Certo, io lo so!” Allora le ho citato Socrate con la sua famosa affermazione: “Tutto ciò che so è di non sapere” e lei ha replicato: “Anch’io so di non sapere ma quello che so lo so!”
Ecco il potere delle certezze che, come affermava Nietzsche, sono le nostre più grandi bugie. Le certezze ti bloccano e non puoi più creare stelle danzanti.
A volte il pensiero polarizzato si nasconde, ci inganna e per dimorare nella Terra di Mezzo ci vuole tanto coraggio perché significa morire e rinascere continuamente, sacrificando tutte le certezze mentali. Stare nella Terra di Mezzo è una morte mistica e un atto creativo; ogni creazione comporta una morte.
Oggi è il primo maggio e voglio dirti questo che quando sei nella grande Terra di Mezzo non hai bisogno di lavorare, non lavori nemmeno un istante della tua vita.
Creare è molto diverso da lavorare. Creare vuol dire essere al servizio del tuo partner, il tuo compagno con cui fai l’amore e procrei. Il tuo compagno è sempre il Divino e in questa unione vivi nel piacere immoto, il piacere che non fugge mai via perché non dipende da nessuno oggetto esterno. Quando si è nel piacere si è gentili con gli altri mentre quando il nostro corpo sprofonda nell’assenza di piacere si finisce per compiere azioni nefaste. Naropa nel Kālachakra tantra mette in guardia dal crollo del piacere che porta a compiere azioni dalle conseguenze funeste.
Quando non c’è più piacere nel corpo si cade in depressione, si diventa aggressivi e violenti. Quando non sei più creativo sei costretto a lavorare.
Se ti sembra di avere sindrome dell’impostore, ti sembra di avere disturbi alimentari, ti senti in quella depressione che ti rende vittima, prova ad osservare te stesso. Questo non vuol dire che non devi chiedere aiuto, entrare in un percorso di crescita con l’aiuto di una scuola, di un bravo terapeuta dell’anima ma parallelamente osserva se dentro di te ci sono delle certezze e osserva come è difficile staccarsi anche solo un po’ da queste certezze, perché ogni certezza ti difende da una paura inconscia e dietro tutte le nostre paure c’è sempre la paura di morire.
Accetta di svanire di lasciando andare il pensiero dicotomico. Prova ad identificarti in qualcuno che pensa esattamente l’opposto di quello di cui sei certo e osserva le tue emozioni, osserva quello che provi e poi continua a muoverti da un lato e dall’altro sentendo che ogni volta muori e rinasci. Così ti rendi conto che la rinascita è sempre nel momento del passaggio, là dove le cose non sono mai né tutte nere né tutte bianche. Come diceva Ermete, tutto è polare e così comprendi che l’immaginale, la Grande Terra dei Buddha non è da una parte o dall’altra ma nel continuo movimento, nell’armonia, nel bilanciamento.
Allora troverai il movimento nell’immobilità e sentirai che la tua ansia, la tua depressione, la tua rabbia si sciolgono e questo ti aiuterà a superare tutte queste sindromi che hanno origine nella sclerotizzazione, nell’ irrigidimento delle strutture dell’io.
Puoi decidere di lasciare andare tutto questo, con coraggio, rimettendo in moto il pendolo, morendo e rinascendo continuamente e vivendo nello stato creativo nel quale sei al servizio del Divino, nell’unione erotica con il Divino, ricevendo incessantemente gioia, idee ispirazioni.
Perciò devi assolutamente essere consapevole dei pensieri polarizzati che sono nella tua mente, essere consapevole del fatto che sono alimentati dalla tua rabbia e dalla tua paura e decidere di superarli, decidere di rimettere in moto il pendolo
Ci vuole coraggio perché ogni volta bisogna rinunciare a se stessi in un continuo scorrere ma è bellissimo, è una condizione di libertà, di gioia, di creatività meravigliosa.
Quindi per una settimana facciamo questo almeno per un minuto tutti i giorni: guardiamo con sincerità in noi stessi. Facciamolo ogni giorno per pochi minuti più volte al giorno, come nelle meditazioni OMI (One Minute Immersion).
Vi ricordo il magico cd “Omi Musicali” pubblicato dal Giardino dei libri.
Vi abbraccio!